Medaglia d’argento con protezioni acustiche
I giardinieri paesaggisti sono tosti, come recita il vostro motto. Cosa intendete?
Patrick Staschitz: Molti pensano che il nostro mestiere comporti solo cose belle. Ma lavorare all’aperto a volte può essere molto faticoso.
Che siate tosti l’avete dimostrato anche ai campionati mondiali dei mestieri. Che progetto avete dovuto realizzare in team?
Dovevamo creare un giardino che rappresentasse la transizione tra la tundra e la taiga russe e un moderno giardino di città. Abbiamo tra l’altro realizzato una cascata che si riversava in un laghetto, e un ponte in legno sopra lo specchio d’acqua. Al centro del giardino, utilizzando un’impalcatura in legno, abbiamo creato una parete che doveva simulare il muro di una casa e sulla parete abbiamo realizzato un giardino verticale.
Per tutta la gara avete indossato gli otoprotettori su misura di Zelger. Come vi sono stati d’aiuto?
Ai campionati mondiali si perdono punti se non si indossano otoprotettori. Ma ci sono stati consigliati anche da chi ha partecipato lo scorso anno. Abbiamo fatto realizzare gli otoprotettori già all’inizio degli allenamenti a giugno. Questi dispositivi proteggono molto efficacemente dai rumori prodotti dall’ambiente e dai macchinari utilizzati e sono molto confortevoli da indossare perché si adattano perfettamente al condotto uditivo. Non li senti e non ti fanno sudare. In gara abbiamo potuto comunicare in modo ottimale tra di noi, nonostante gli otoprotettori, e questo è molto importante in una squadra a due, perché bisogna continuamente accordarsi per svolgere il lavoro assegnato con quanta più precisione possibile.
Quali sfide vi sono sembrate particolarmente ardue?
Dimensioni e materiali sono rigorosamente prestabiliti, il che si riflette considerevolmente in termini di tempi di realizzazione e precisione del lavoro, soprattutto se i materiali non sono quelli che si utilizzano usualmente. Per la fontana ad esempio dovevamo utilizzare legno e piastrelle, mentre fin ad allora avevamo lavorato prevalentemente con la pietra. Abbiamo dovuto ritagliare i pannelli per la fontana da una lastra di arenaria che continuava a rompersi.
Cosa significa quest’esperienza per il vostro sviluppo professionale e personale?
Abbiamo imparato molto, sia sul piano lavorativo che mentale. Già gli allenamenti preparatori sono come delle lezioni private. Sono rimasto colpito dall’ordine di grandezza di questa competizione: 1.300 partecipanti da oltre 60 Paesi, 200.000 visitatori che seguono dal vivo tutto ciò che accade: un’esperienza davvero unica.