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Mi sentivo vecchio perché non sentivo

Mi sentivo vecchio perché non sentivo

A 45 anni Antonio porta il suo primo apparecchio acustico. Non ci ha pensato due volte a recarsi dall’audioprotesista perché ritiene che sentire e capire bene sia fondamentale per interagire con gli altri.

Antonio, come si è accorto del Suo problema uditivo?
Antonio: Da un anno avevo dei lievi problemi di udito a un orecchio, a causa del mio lavoro in passato in ambienti rumorosi. Questa estate, con mia moglie al ristorante non riuscivo più a capire quello che mi diceva. Sono andato dal medico specialista a fare un controllo dell’udito e mi ha confermato che era peggiorato.

Aveva delle perplessità ad avvalersi dell’apparecchio acustico?
A me piace molto stare a contatto con le persone e quindi trovo fondamentale sentire bene per interagire. Non volevo aspettare che l’udito peggiorasse. Da Zelger mi hanno consigliato di provare intanto con un apparecchio retroauricolare, e così ho fatto. Anche se sono giovane, non è un problema per me portare l’apparecchio, non mi sento vecchio per questo. Mi sentivo vecchio prima perché non ci sentivo.

Quali sensazioni sta provando con il Suo apparecchio?
Camminando all’aperto con mia moglie Cristina, mi sono reso conto del calpestio dell’erba che non ricordavo più, del fruscio del vento tra le foglie degli alberi e il gorgoglio del torrente. Finalmente riesco a sentire anche il suono della lavastoviglie. Tutti questi suoni nel mio cervello non venivano più percepiti come se non fossero mai esistiti: rischiavo di rinunciare a gran parte del piacere di vivere. La ri-scoperta di questi suoni mi ha portato alla conferma dell’importanza dell’apparecchio.

Sta provando dei benefici anche al lavoro?
Ho scelto un apparecchio ricaricabile. Trovo molto comodo ricaricarlo di notte e avere poi la prestazione uditiva per tutto il giorno. Per lavoro uso molto il telefono e apprezzo poter connettere l’apparecchio allo smartphone, cosa che mi permette di comprendere tutti i dialoghi anche mentre guido. A una cena di lavoro, oltre ad essermi accorto di non dover più leggere i labiali e di capire tutto ciò che veniva detto al tavolo – eravamo in otto-, attraverso l’applicazione del telefono ho potuto impostare la modalità “ristorante” e regolare il riverbero.

In che modo L’ha supportato l’audioprotesista?
Ho trovato un valido supporto e aiuto da parte del tecnico audioprotesista nell’abituarmi all’utilizzo dell’apparecchio che per me era molto importante in quanto è un’esperienza alla quale, fino ad oggi, non ne concepivo l’idea. Per abituarmi è stato necessario utilizzarlo tutto il giorno per almeno due settimane. A primo impatto mi sembrava di essere tappato ma in realtà sentivo di più. Il periodo di adattamento è molto utile proprio per questo, per abituarsi all’apparecchio e al sentire.

Come è cambiata la vita in famiglia da quando Antonio porta l’apparecchio?
Cristina (moglie): Abbiamo notato i miglioramenti già il giorno in cui Antonio è venuto a casa con il nuovo apparecchio. Riusciva a capirci quando io e nostra figlia gli parlavamo da un’altra stanza. Finalmente ora possiamo condividere alcuni momenti ai quali prima dovevamo rinunciare, come ad esempio guardare un film alla televisione o al cinema. Al ristorante posso anche bisbigliare con la serenità che lui mi possa capire. Prima era imbarazzante dover alzare la voce perché mi sentisse. Dovevo sempre ripetere e scandire bene le parole. Durante le nostre passeggiate non mi devo ricordare di mettermi al lato dove sente meglio, ma posso liberamente esprimermi a qualsiasi distanza da lui.

Cosa consiglierebbe come famigliare ad altri famigliari di persone con problemi uditivi?
Cristina: Siamo normalmente abituati a pensare che chi soffre di ipoacusia siano persone di una certa età, invece può colpire anche i più giovani come Antonio. Quindi se si avverte un disagio, non aspettare perché purtroppo i suoni persi nel corso del tempo si accantonano. E’ importante fare gli opportuni controlli.

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